Comunicati stampa
Avviato l’esame della manovra finanziaria 2022
In apertura della seduta odierna del Consiglio regionale, l’aula ha accolto la richiesta del capogruppo SVP di anticipare, portandolo al punto 5 dell’ordine del giorno, la discussione del Disegno di legge n. 40: Disposizioni in materia di cooperative di comunità (presentato dalla Giunta regionale). Alla richiesta di Alex Marini (Movimento 5 Stelle) di dare indicazioni relativamente alla seduta per la designazione dei delegati regionali all’elezione del Presidente della Repubblica, il pres. Josef Noggler ha risposto che ancora non c’è una decisione in merito, e che se ne terrà conto nella disposizione delle convocazioni per gennaio.
Si è quindi passati alla trattazione congiunta dei disegni di legge n. 45: Legge regionale collegata alla legge regionale di stabilità 2022, n. 46: Legge regionale di stabilità 2022, Proposta di deliberazione n. 30: Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale (DEFR) 2021 e disegno di legge n. 47: Bilancio di previsione della Regione autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol per gli esercizi finanziari 2022-2024.
Il presidente della Regione Maurizio Fugatti ha spiegato che la manovra di bilancio dimostra la capacità della Regione di garantire negli anni una linea di continuità nelle voci di entrata e spesa, e che gli scenari consentono di confidare su una certa stabilità delle entrate. In tutto, esse sono pari a 427 milioni, di cui 322 di natura tributaria. Lo Stato, riconosce tutti i versamenti accordati con il Patto di garanzia del 2014, nonché le entrate derivanti dai giochi d’azzardo; è previsto inoltre, in futuro, un contributo delle due Province alla finanza pubblica inferiore di 192 milioni. La spesa risulta, a livello di stanziamento, pressoché invariata rispetto all’anno corrente.
Il presidente ha fatto poi riferimento ad assunzioni avvenute e future nell’ambito degli uffici giudiziari, che dovrebbero migliorare la situazione del settore: proprio stamattina la Giunta ha approvato un concorso per assistenti giudiziari per gli uffici di Bolzano - dopo le 11 assunzioni del 2019, concorso che va ad aggiungersi a quelli già previsti dalla Regione, al bando ministeriale nel settore, ottenuto grazie all’ottima collaborazione con il Ministero della Giustizia in questo senso, e a una serie di attività di rafforzamento degli uffici collegati.
Si procederà anche nel promuovere digitalizzazione, interventi a tutela delle minoranze, sostegno alle strutture di cura, e si continuerà a lavorare al rinnovo della concessione della A22, puntando ad avvalersi anche della finanza di progetto, modalità che porta con sé una serie di vantaggi finanziari e operativi; a questo scopo, sono necessari un progetto serio e un ambizioso piano di investimenti. Un altro progetto che dimostra costante collaborazione e comunanza di intenti tra i governi provinciali è la cessione alle due Province della partecipazione regionale a Mediocredito.
Si agirà congiuntamente anche al fine dell’ancoraggio costituzionale del principio dell’intesa per la modifica dello Statuto. Allo scopo di promuovere la cooperazione tra i tre enti, un gruppo di lavoro composto dai dirigenti della Regione e delle due Province sta lavorando a un protocollo d’intesa tra esse, al fine di istituire un nuovo procedimento che semplifichi e faciliti accordi e convenzioni tra gli enti, per esempio nella sanità o nella gestione dei rifiuti, energie rinnovabili ecc.. Si intende in tal modo favorire la collaborazione dei tre enti, nel rispetto dei principi statutari, “in tutti i casi laddove un approccio integrato dei due territori provinciali costituisce un valore aggiunto per la popolazione”, ha concluso Fugatti.
Dopo la lettura delle relazioni della 2a commissione legislativa sui disegni di legge (dlp 45, 46, 47) da parte del relativo pres. Helmuth Renzler, è iniziata la discussione generale.
Alessio Manica (Partito Democratico) ha fatto riferimento a un emendamento arrivato in commissione per introdurre nella norma l’art. 6 bis (dlp 45), a modifica del codice degli enti locali (legge regionale 2/2018) per limitare l’incompatibilità tra il ruolo di progettista e quello di sindaco, da lui contestata già in commissione sia nel merito che nella procedura. Si trattava di una forzatura di cui la maggioranza si sarebbe dovuta assume interamente la responsabilità. Attualmente, la legge regionale in quest’ambito rispecchia quanto previsto a livello nazionale, ovvero il divieto per chi fa parte di una Giunta di ricoprire ruoli professionali in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio amministrato: questo è tanto più valido quanto più è piccolo il Comune che si amministra, firmando anche atti concessori, altrimenti si crea un corto circuito. La norma attuale è di una semplicità e di una correttezza piuttosto evidenti, ciononostante in commissione è stato presentato l’emendamento con l’obiettivo di risolvere in parte questo limite sulla figura del sindaco, all’ultimo momento e senza il parere della rappresentanza dei Comuni. Manica ha ritenuto che il tema non fosse così diffuso nei comuni, ipotizzando pertanto che si trattasse di una norma “ad personam”, e non certo per risolvere i problemi di responsabilità e rischi contabili dei sindaci. Anzi, proprio questa modifica comporterebbe dei problemi per eventuali impugnazioni. Anche a livello giurisprudenziale, sia una sentenza della Corte di cassazione, sia il parere ministeriale che la riprende, escludono che possa sollevare dalla questione la delega in materia effettuata dal sindaco: “Se approvassimo questa disposizione, saremmo gli unici in Italia ad aver trovato questo escamotage, facendo un passo indietro in termini di trasparenza”, ha concluso Marini.
Anche Diego Nicolini (Movimento 5 stelle) ha affrontato il tema dell’articolo 6 bis, rilevando che i media parlavano di “lex Griessmair”, dal nome del sindaco di Brunico. La Giunta aveva già cercato, senza esito, di far passare una interpretazione autentica; ora ci riprova, perché a gennaio il TAR dovrà decidere su una concessione edilizia nell’ambito della quale i ricorrenti tirano in ballo proprio il citato art. 64, intervenendo quindi a gamba tesa in un procedimento giudiziario. Accogliendo l’emendamento, l’immagine della provincia di Bolzano, già compromessa nell’ambito del rispetto delle regole anti-Covid, sarebbe messa ancora di più in crisi. La disposizione è inoltre in contrasto con la giurisprudenza attuale, pertanto il consigliere se ne è augurato la derubricazione.
Paolo Zanella (Gruppo verde) ha fatto riferimento a un “articolo inserito in commissione con un blitz, come spesso accade”, ribadendo che c’era stato anche un precedente tentativo. Ha poi fatto riferimento a un parere del Ministero degli Interni del 2014, a cui la maggioranza si era appellata, evidenziando che esso era superato da pareri ministeriali del 2019 e del 2021 che assumevano una posizione ben diversa, a fronte di una sentenza del 2016 della Cassazione, secondo cui l’intera Giunta non poteva avere conflitti di interesse, non il solo sindaco. Era incredibile che, unici in Italia, si decidesse di dare quella che era di fatto un’interpretazione autentica in direzione opposta a quella del Ministero degli Interni e della corte di Cassazione. Era necessario un supplemento di riflessione, per non creare una ferita profonda, che aveva anche a che fare con l’onorabilità della politica; la Costituzione richiama gli stessi dipendenti pubblici e non solo gli amministratori, a principi di disciplina e onorabilità: “Non diventiamo gli zimbelli d’Italia”.
Paul Köllensperger (Team K) ha lamentato la scarsa leggibilità dei documenti a corredo della manovra di bilancio, aggiungendo nel merito che le cifre sono stabili, senza grandi novità. Ha quindi sottolineato la questione della carenza di personale negli uffici giudiziari, evidenziando la necessità di aumentarlo: la relativa promessa in merito non era stata mantenuta. In merito alla concessione A22, ha chiarito che bisogna ancora aggiudicarsela, e non si sa se ci saranno altri concorrenti. Ha poi fatto riferimento al caso Griessmair, segnalando che come sindaco di Brunico si occupa di casi edili pubblici e privati importanti, e che non è ammissibile risolvere questioni giuridiche con interventi normativi, tanto più che la legge statale è molto chiara; è logico che poi questi fatti verrebbero riportati dagli organi di stampa. Il consigliere ha poi dato lettura di parte della sentenza della cassazione che ribadisce il divieto, “indipendentemente da qualsivoglia delega ad altri componenti della Giunta”, e segnalato il pericolo di ricorsi; sulla base di questa sentenza, e sulla stessa linea di essa, era stato emesso un parere del Ministero degli Interni. Il primo ricorso é giá in atto e sarà al TAR il 26 gennaio al TAR, il che rende chiaro che la disposizione è “ad personam, per risolvere le grande giudiziarie di un sindaco della SVP”. Ha quindi invitato a ritirare la norma prima del voto.
Lucia Coppola (Gruppo verde) ha ritenuto l’emendamento "improponibile e insopportabile anche solo da discutere in aula”: in commissione ci si era scandalizzati e stupiti di tanta faccia tosta. L’art. 6 bis poneva in grandissimo imbarazzo, sul piano della responsabilità politica, deontologica ed etica: era inaccettabile affermare come legittima una tale procedura amministrativa - tra l’altro questione personale - che contrastava con i canoni di imparzialità e buona amministrazione. La legge 265/1999 già si esprimeva chiaramente, in merito alle condizioni giuridiche degli amministrazioni locali nell’ambito della partecipazione a procedimenti di edilizia privata e pubblica. L’emendamento non sarebbe dovuto nemmeno arrivare in aula, ed era opportuno intervenire per evitare a tutti l’imbarazzo.
Hanspeter Staffler (Gruppo verde) ha chiarito che il disegno di legge aveva un orientamento positivo, ma già in commissione si era detto “attenzione agli emendamenti”. “Non siamo dei profeti, ma abbiamo una certa responsabilità", ha detto Staffler, rilevando che poi in effetti era arrivato un emendamento che aveva sorpreso molto negativamente, su un tema respinto già un anno fa in aula. Dal sito web del Comune di Brunico si leggeva del progetto Living Bruneck, con ben 40 unità abitative, di cui l’ing. Griessmair era progettista, direttore lavori, autore dei calcoli statici, coordinatore della sicurezza; in un altro caso, tutti questi compiti erano assegnati alla Griplan, dello stesso Griessmair. L’emendamento era inaccettabile, aveva l’unico scopo di aiutare il sindaco di Brunico, della SVP, a uscire dai guai: accettarlo voleva dire rendersi ridicoli a livello locale e nazionale.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha condiviso le regioni dell'illogicità della norma, ritenendo necessaria una verifica in merito con la maggioranza: ha chiesto quindi di avere già ora, e non solo nell’articolata, nell’ambito di un collegio di capigruppo, un punto di vista chiaro e comprensibile della stessa. Non si trattava tanto di questione politica o etica, quanto di porre il problema della legittimità della norma, delle relative conseguenze prevedibili negli anni e delle situazioni di forte imbarazzo che si sarebbero create.
Sandro Repetto (Partito Democratico) ha chiarito il peso determinante del sindaco nell’ambito dell’amministrazione comunale, ed evidenziato che l’art. 60 della legge 3 maggio 2018 evidenziava anche le sue responsabilità nella nomina degli assessori e nelle relative deleghe, revoche comprese. Anche quest’anno, quindi, ha sottolineato, la Giunta era invitata a ritirare l’articolo.
Giorgio Tonini (Partito Democratico), premettendo di condividere le obiezioni fatte dai colleghi, ha rilevato che il documento interpretava una norma statale ambigua in modo permissivo, al contrario della Cassazione che l’aveva interpretata in maniera restrittiva: era così che ci si presentava a livello nazionale, facendo peggio dello Stato, invece che meglio, come vorrebbe l’Autonomia. Allargando l’analisi all’intera manovra, ha quindi ringraziato il pres. Fugatti per aver presentato una relazione di respiro politico, con riferimenti all'accordo col Governo e al sistema autonomistico “uno e trino”. L’Accordo non cadeva dal cielo, ma rientrava in una politica generale del Governo volta a consentire alle Autonomie speciali di partecipare alla politica espansiva da parte dell’esecutivo: il significato della politica espansiva era di rinviare il tema dell’equilibrio della finanza pubblica e la sostenibilità del debito pubblico, mobilitando tutte le risorse, anche a debito, per sostenere la crescita economica; questa però doveva essere strutturale, il che si può fare solo attraverso le riforme, come dice il Governo stesso. Andavano sciolti nodi infrastrutturali, promuovendo la modernizzazione del sistema in ambito di pubblica amministrazione, fisco, giustizia, politiche del lavoro e di welfare. In alcuni settori si era agito in questo senso, in altri si poteva fare di più. Nell’ambito della Giustizia si stava in effetti dando un contributo, con l’obiettivo di dare una spinta forte al sistema giudiziario, anche sperimentando soluzioni più avanzate. C’era però un secondo aspetto di pari importanza e delicatezza, ovvero il tema fiscale: le Province hanno grandi competenze in merito alla spesa, ma ben poche sulle entrate, e sulla politica fiscale stanno a guardare; è arrivato il tempo di utilizzare la discussione sulla delega fiscale per avanzare le proposte e acquisire maggiori competenze in questo campo, fermi restando i doveri di solidarietà nazionale. Dalla stampa risultava in merito una divaricazione strategica tra le due province, che il consigliere si augurava non fosse vera. Fondamentale era anche la questione dell’efficienza della pubblica amministrazione: anche in regione c’erano amplissimi spazi di innovazione, e l’esperienza della pandemia consegnava delle opportunità al fine di creare un sistema orientato ai risultati, anziché agli aspetti formali. In merito alla A22, che rientra nel bilancio consolidato, il PD aveva sostenuto in Parlamento il relativo emendamento, e ora sul tavolo d’erano due opzioni: la compagine privata della Società Autobrennero era però tanto contraria quanto lo era all'in house, sempre per via del tema ferrovia, che per altro era il tema che consentiva una specialità dello status giuridico. Un partenariato pubblico-privato senza privato non era però immaginabile, ma ora si era nel buio più pesto rispetto al partner privato: “Io sono convinto che vedremo spuntare un partner privato forte in questa vicenda, e poiché esso arriverà per fare profitto, dovrebbe essere oggetto di discussione pubblica, non solo di trattative private". Tonini ha poi affrontato la questione delle riforme statutarie, parlando di una “legislatura perduta", che aveva buttato nel secchio quanto fatto nella precedente, riproponendo lo stanco schema della SVP che presenta gli stessi disegni di legge costituzionali, la cui approvazione arriva a fine legislatura e quindi troppo tardi. L’Euregio, non citata da Fugatti, avrebbe potuto essere il modo di uscire dalla retorica contrapposizione del regionalismo trentino contro l’anti regionalismo sudtirolese, proponendo una nuova stagione costituente dell'Autonomia che mettesse sul tavolo, con il tema transfrontaliero, un dato nuovo, così come un tempo lo erano state le Province autonome, assoluta novità. Questa idea avrebbe dovuto essere portata avanti a livello nazionale ed europeo, nonché a Vienna, fornendo un modello anche per altre situazioni di confine: se non si pensava in grande, si sarebbe assistito al declino del sistema autonomistico.
Rammaricandosi che non fosse stata accolta la proposta di Urzì di riflessione in capigruppo sull'articolo 6 bis, Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha evidenziato che si cercava una strada interpretativa per bypassare l'approfondimento normativo, e che non era stata presentata una documentazione sulle conseguenze di questo provvedimento e una motivazione scritta a supporto dell’emendamento, il che rendeva inutile al Consiglio delle Autonomie locali e al consiglio dei Comuni esprimere un parere: in un certo modo, quindi, li si prendeva anche in giro, oltretutto spendendo soldi pubblici. C’era anche un problema di trasparenza e accountability nei confronti degli elettori, mancando un’istruttoria seria, un’analisi che verificasse potenzialmente quanti sono gli assessori e i sindaci che vivono una situazione di questo tipo, considerando anche i soci di eventuali studi associati. Quewsto, anche per prevenire situazioni di rischio, che spesso sfociano in casi di rilevanza penale. Sotto il profilo del merito, erano state già evidenziate dai precedenti interventi situazioni reali, di cui ci si dovrebbe vergognare nei confronti degli elettori della regione Trentino-Alto Adige ma anche di altre regioni italiane. Un emendamento di questo tipo, senza un minimo di relazione scritta, era inopportuno, ma anche illogico, perché, anche se delegava le sue competenze, il sindaco restava componente della Giunta chiamata ad adottare una serie di provvedimenti, nonché, nei Comuni piccoli, presidente del Consiglio comunale. Alla norma specifica non era stato fatto riferimento neppure nella relazione di Fugatti in aula, nonostante il suo impatto elevato. Restava il quesito: quanti erano gli amministratori comunali che operavano in studi privati in ambito urbanistico, ma anche in altre professioni? In quanto alla legge di stabilità, disegno di legge 46/21, si faceva riferimento a tutta una serie di concorsi per l’assunzione di personale, in relazione alla nota di aggiornamento al DEFR, nella cui missione numero 1 si impegnava la Giunta a istituire un gruppo di lavoro per un protocollo d’intesa da sottoporre all’approvazione delle Giunte dei tre enti: in aula, tuttavia, non era stato fornito alcun riscontro in merito alla relativa composizione.
La discussione generale continua a partire dalle 14.30.