Comunicati stampa
Confronto su esternazioni di Savoi, regole del referendum, misure sul transito
In apertura della seduta di aprile del Consiglio regionale, Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha fatto riferimento alle affermazioni “volgare e spregiative” del segretario questore Alessandro Savoi verso consigliere regionali, segnalando una lettera firmata da 16 consiglieri e consigliere che ritenevano questo inaccettabile, in quanto Savoi non rappresentava solo il suo elettorato ma, in quanto segretario questore, l’intero organo. Le parole usate “sono abominevoli”, rappresentando un frequente atteggiamento spregiativo verso le donne: “Il Consiglio regionale deve dare un segno su questo, non può tollerare queste parole rivolte a sue componenti”. Non essendo prevista dal regolamento la richiesta di sfiducia per un segretario questore, la situazione imponeva al collega Savoi di dimettersi. IL presidente Roberto Paccher ha evidenziato che il regolamento interno non prevedeva un dibattito in merito, aggiungendo un riferimento alle scuse espresse da Savoi e accolte dalle consigliere interessate e ribadendo che il Consiglio regionale non poteva chiedere le dimissioni dell’interessato. Ha quindi ricordato l’ex consigliere Carlo Willeit, in carica dal 1993 al 2003 e recentemente scomparso, esprimendo cordoglio alla famiglia e invitando il plenum a un minuto di silenzio.
Lo stesso presidente ha poi comunicato l’adesione del cons. Ugo Rossi al gruppo consiliare Misto, e della cons. Katia Rossato al gruppo Fratelli d’Italia.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) è tornata alla questione relativa al segretario questore Savoi, ritenendo inaccettabile che il tema non venisse trattato, in quanto egli non è persona privata ma ha funzione istituzionale importante. Non si tratta di scuse o meno: la discussione in merito era necessaria, un certo linguaggio non va tollerato. Il pres. Paccher ha ribadito che non esisteva alcun atto ufficiale che permettesse di inserire all’ordine del giorno la discussione in merito. Sara Ferrari (Partito Democratico) ha ammesso che non esisteva uno strumento per chiedere le dimissioni al cons. Savoi dall’ufficio di presidenza, ma solo un appello personale a farlo. Con le sue parole, che rappresentavano un “discorso d’odio sessista come quelli che alimentano una cultura discriminatoria”, il consigliere non aveva solo offeso le consigliere ma infangato l’istituzione. La inorridiva che queste cose potessero passare nel dimenticatoio, pertanto si appellava alla maggioranza perché nell'ambito del rinnovo delle cariche previsto a metà legislatura si arrivasse alle conseguenze chieste oggi. Il pres. Paccher ha sottolineato ancora che il punto non era all’ordine del giorno, evidenziando che i consiglieri potevano però presentare una risoluzione in merito.
Si è quindi passati alla trattazione delle proposte di modifica della composizione delle Commissioni legislative con particolare riguardo alla nomina di un membro della I Commissione legislativa al posto del cons. Lorenzo Ossanna e provvedimenti conseguenti. Lo stesso cons. Ossana ha proposto a nome del PATT Carlo Vettori.
Ugo Rossi (Misto), lamentando di non aver ricevuto la parola in precedenza, ha comunicato di aver sottoscritto la nota di Foppa, indirizzata solo al collega Savoi quale appello individuale alle dimissioni dal ruolo. Il pres. Paccher ha ribadito che gli interventi devono essere attinenti all’ordine dei lavori, ma Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha ribadito che il giudizio sull’attinenza delle sue parole con l’ordine del giorno non era mai avvenuto per altre persone. La questione era strettamente legata ai lavori dell’aula, in relazione alla sua rappresentanza. In un Consiglio regionale che annega nelle parole, quando si tratta di difendere la dignità delle consigliere, improvvisamente le parole diventano troppe. Il pres. Paccher ha segnalato che il suo compito è tenere ordine nei lavori consiliari, facendo restare in argomento: nel caso specifico si trattava il verbale della seduta precedente.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) è tornato al tema delle commissioni, rilevando che al momento, nella quota di maggioranza, c’era una sovraesposizione del PATT.IL pres. Paccher ha risposto che secondo regolamento il dimissionario deve essere sostituito da un altro consigliere dello stesso gruppo. In quanto ai nuovi equilibri seguiti ai passaggi di gruppo, saranno considerati nelle prossime sedute. Urzì ha evidenziato che gli equilibri avrebbero dovuto essere considerati prima della nuova nomina. Il problema, ha evidenziato il pres. Paccher, riguarda la seconda commissione, e sarà oggetto di trattazione a breve: in prima commissione i rapporti di forza non sono stati modificati.
Lucia Coppola (Gruppo Verde) ha lamentato che non le era stata data la parola presumendo quello che avrebbe voluto dire, segnalando una “gestione autoritaria”, ma è stata interrotta dal presidente che ha segnalato prenotazioni prima di lei.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo Verde) ha evidenziato che l’ultima sessione presieduta da Paccher non pareva molto fortunata. Ha ribadito dissenso e disagio verso la posizione mantenuta da Savoi nell’Ufficio di Presidenza, dove aveva ruolo di rappresentanza, appellandosi al consigliere stesso affinché nella prossima seduta presentasse le proprie dimissioni anche con la richiesta di essere confermato nella maggioranza: andare avanti come se nulla fosse successo non era dignitoso. Ha poi condiviso le considerazioni di Urzì sulla necessità di una verifica.
Paolo Zanella (Misto) ha ribadito la gravità delle parole del cons. Savoi, che alimentano l’odio. Non era dignitoso che nell’Ufficio di presidenza sedesse chi aveva fatto esternazioni di odio e sessiste, e questo andava denunciato. Le sue parole avevano offeso non solo le donne, ma anche l’assemblea e i cittadini della regione.
Lucia Coppola (Gruppo Verde) ha ripreso la parola per sottolineare che esisteva un documento firmato da 15 consiglieri, sul quale si sarebbe ben potuto intervenire in aula. Si trattava non solo dell'offesa a due consigliere, ma del decoro del consiglio regionale. Le scuse del consigliere Savoi non si erano mai sentite in aula, c'era invece da parte sua un silenzio assordante. IL documento ha risposto il pres. Paccher, non richiedeva la trattazione in aula.
Maria Elisabeth Rieder (Team K), in merito alla composizione della commissione, ha condiviso la posizione di Urzì e Dello Sbarba: era importante rispecchiare i rapporti tra maggioranza e minoranza. Ha ribadito che esistendo una lettera di 16 consiglieri e consigliere in merito alla questione Savoi: si sarebbe aspettata che egli almeno prendesse posizione ed esprimesse le sue scuse, se non le dimissioni. Passarci sopra senza alcuna conseguenza rappresenterebbe un modello non accettabile per la cittadinanza, nonostante tutti i discorsi contro la violenza e per la parità di genere. O forse è la maggioranza che condivide queste posizioni? La consigliera ha quindi chiesto a Savoi di dimettersi.
Lorenzo Ossanna (PATT) ha ricordato che dopo le sue dimissioni il PATT non ha consiglieri né in prima né in seconda commissione.
Alessandro Savoi (Lega Salvini) ha parlato di un post che non doveva fare e pubblicare, e che aveva cancellato, ed evidenziato di aver chiesto scusa a tutte e a tutti, con una disamina all’interno del suo partito a livello locale e federale. Le consigliere avevano accettato le sue scuse. In Consiglio provinciale non si era presentato quando si parlava del caso per permettere il sereno dibattito. Ha ammesso di aver sbagliato, ma di aver sempre dimostrato coerenza politica. Nell’Ufficio di Presidenza si era discusso della questione prendendo atto che il regolamento non prevedeva la richiesta di dimissioni e che la questione era chiusa sia per la maggioranza che per la minoranza in presidenza. Egli andava avanti a testa alta. Non avrebbe rimesso il mandato e respingeva le accuse di aver portato odio: se mai, sono altre forze politiche che portano odio nel clima politico italiano.
Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha fatto riferimento all’art. 47 comma 2 del Regolamento relativo ad imputazioni lesive dell’onorabilità dei consiglieri, e all’art. 59 che dà la possibilità di convocare una commissione d’inchiesta su richiesta di chi ritiene lesionata la sua onorabilità. Il pres. Paccher ha chiarito che l’articolo fa riferimento a fatti accaduti nell’ambito di una discussione consiliare, non all’esterno dell’aula. Secondo Marini, questa interpretazione sarebbe superata dalla giurisprudenza, anche della Consulta.
Secondo Hanspeter Staffler (Gruppo Verde), ci sono situazioni in cui non si può semplicemente passare all’ordine del giorno: era opportuno trovare una soluzione per confrontarsi oggi con la questione Savoi, altrimenti il Consiglio regionale veniva sminuito. Il pres. Roberto Paccher ha ribadito la necessità di seguire i punti all’ordine del giorno, nessuno di quali faceva riferimento al caso Savoi. Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha sottolineato che invece che ordine si era creato disordine, e che l’aula era sovrana. Dalla presa di posizione di Savoi si deduceva che la questione era ora nella mano della maggioranza: in particolare i colleghi della SVP, che si erano confrontati intensivamente col problema della violenza verbale, avrebbero dovuto trarre delle conseguenze, dando un chiaro segnale al momento della riassegnazione delle cariche.
Giorgio Tonini (Partito Democratico) ha segnalato che mentre Savoi si era disposto alle dimissioni da presidente della Lega, non si era dimesso da segretario questore. Ha poi definito “irrituale” che fosse un assessore - Ossanna - a presentare una candidatura relativa al componente di una commissione consiliare. Il pres. Paccher ha spiegato che Ossanna, così come Leonardi, aveva il doppio ruolo di assessore capogruppo.
Mirko Bisesti (Lega Salvini Trentino) ha sostenuto che l’intervento del cons. Savoi aveva portato un messaggio di scuse a tutti, compresi i consiglieri regionali, e quindi la Lega Salvini ne prendeva atto. Si trattava di scuse “senza se e senza ma”.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha ricordato a Marini di essere passato dal Misto a Fratelli d’Italia, e questo non doveva essere oggetto di valutazione da parte del Consiglio regionale. Ha quindi fatto riferimento al fatto che in Consiglio regionale erano presenti forze politiche che non avevano certo portato scuse in relazione a quanto detto pubblicamente dal proprio capo politico, mettendo alla gogna una presunta vittima di violenza sessuale.
In seguito a votazione, Carlo Vettori (Partito Autonomista Trentino Tirolese) è risultato eletto quale nuovo componente della prima commissione con 29 voti (27 astensioni, 1 contrario).
È stato quindi trattato il Voto n. 7, presentato dai Consiglieri regionali Marini, Nicolini, Köllensperger, Rieder, Dello Sbarba e Coppola, affinché il Parlamento e il Governo italiano si impegnino ad adeguare i diritti politici sul referendum alle osservazioni del Comitato dei diritti umani dell’ONU.
Alex Marini (Movimento 5 Stelle), auspicando che si trovasse un metodo di lavoro che garantisse il confronto con la Giunta in merito alle proposte delle minoranze, ha ricordato che in merito era stata presentata un’interrogazione in parlamento dall’on. Gebhard (SVP), che aveva riferito le critiche in merito del Comitato diritti umani dell’ONU. Questo aveva evidenziato tre criticità: l’obbligo di autentica da parte di un pubblico ufficiale, non disponibile in maniera gratuita e rapida, l’assenza di pubblica informazione sulle campagne referendarie e le iniziative popolari, l’impossibilità di raccogliere firme negli spazi pubblici. La Dichiarazione universale dei Diritti Umani del 1948 sancisce il diritto di ogni cittadino di partecipare al governo del proprio paese sia direttamente che tramite rappresentanti liberamente scelti, ha ricordato Marini, sottolineando che “direttamente” è la prima opzione. Il diritto a partecipare alla vita politica doveva essere garantito con misure concrete, così come la possibilità di votare con adeguati mezzi, come il voto di corrispondenza che l’Italia non garantiva. Ogni vittima di queste irragionevoli restrizioni può adire direttamente al Comitato, e infatti nel 2014 era stato presentato un ricordo in riferimento a iniziative referendarie non andate a buon fine. Con la proposta di voto si chiedeva di impegnare Governo e Parlamento (1) perché fosse predisposta un’analisi di impatto normativo delle misure necessarie a porre fine alle violazioni dell’articolo 25, lettera a) e dell’articolo 2 paragrafo 3 del Patto Internazionale Diritti Civili e Politici constatate dal Comitato dei diritti umani nelle Opinioni del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite; (2) si adoperassero a pubblicare la traduzione in lingua italiana e in lingua tedesca delle Opinioni inviando entro il termine di 180 giorni una comunicazione al Comitato contenente le misure intraprese dallo Stato italiano per porre rimedio alle violazioni accertate dal Comitato; (3) informassero Regioni ed enti locali della necessità di adeguare statuti, leggi e regolamenti al fine di evitare il protrarsi di violazioni rispetto alle procedure referendarie disciplinate a livello locale laddove dispongano misure normative di autenticazione delle sottoscrizioni identiche o analoghe rispetto a quelle statali.
Non essendoci interventi di consiglieri e consigliere, né della Giunta, il voto è stato posto in votazione e approvato con 49 sì, 4 no, 6 astensioni.
Di seguito, è stata presentata la Mozione n. 14, dei Consiglieri regionali Masè, Gottardi e Guglielmi, volta a impegnare la Giunta regionale a intraprendere iniziative in merito al trasporto ferroviario, autostradale e combinato sulla tratta del Brennero, coinvolgendo Province, istituzioni e Governo austriaco. Come spiegato da Vanessa Masè (La Civica) nell’ambito di una situazione critica da anni in merito al trasporto merci oltre il confine, le nuove restrizioni e misure imposte dalla pandemia avevano complicato la situazione, nonostante gli inviti della UE a non ostacolare la libera circolazione delle merci. Le attuali limitazioni al transito danneggiavano in particolare le esportazioni del Trentino-Alto Adige, mentre quelle dal Tirolo non subivano limitazione alcuna. Ai divieti al sabato si aggiungevano i divieti notturni per veicoli non elettrici o a idrogeno. Il Tirolo portava argomentazioni di tipo ambientale, ma alla battaglia per l’ambiente che sostenevano anche Trentino e Alto Adige doveva accompagnarsi quella per la tutela delle imprese. Ogni misura limitativa doveva poggiare su criteri di ragionevolezza, come stabilito in ambito Euregio. Il tunnel del Brennero avrebbe rappresentato una soluzione a lungo respiro, ma esso non era la bacchetta magica, inoltre era importante intervenire ora per risolvere la situazione attuale, anche perché l’uscita dalla pandemia avrebbe portato anche a un aumento di transito delle merci. Le azioni coercitive non erano le più opportune, c’erano anche altre modalità, tenendo in considerazione che il 46% dell’ossido di azoto deriva dal traffico leggero, “e certo non si limiterebbe il traffico leggero, che alimenta il turismo, per motivazioni ambientali”. Uno sviluppo della RoLa, che è austriaca, era parte della riposta, ma non tutta: andava infatti considerato anche l’inquinamento acustico. Con la mozione si chiedeva di intraprendere iniziative per rendere competitivo il trasporto combinato con procedure semplificate, sollecitare l’organismo preposto a verificare più spesso lo stato igienico delle carrozze ROLA destinate a ospitare gli autisti, invitare le due Province autonome a valutare la possibilità di incentivi per le aziende che scelgono il trasporto combinato, confrontarsi con il governo tirolese per rendere compatibili le diverse modalità di tensione sulle linee per la determinazione della potenza di traino lungo il corridoio del Brennero, potenziare i controlli del traffico in entrata tenendo conto anche della sicurezza strutturale di A22, incoraggiare l’implementazione del progetto BrennerLEC, sostenere iniziative per politiche omogenee e condivise con il Tirolo di gestione del trasporto delle merci, incentivare un corridoio ferroviario a basse emissioni acustiche, verificare con RFI l’applicazione di canoni per gli effetti acustici promosso dalla UE e l'avanzamento delle opere antirumore.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha chiarito che gli interessi del Trentino non corrispondevano a quelli dell'Alto Adige, e che non c’era un Tirolo “cattivo”, al contrario: qualsiasi misura introdotta in Tirolo era un bene per la popolazione che viveva lungo l’asse del Brennero, dove passavano ogni anno 2-3 milioni di TIR, anche in Alto Adige. I TIR provenivano da tutta Europa e sceglievano il Brennero in quanto tratto più economico. La popolazione non può lasciare le finestre aperte nemmeno di notte per via dell’inquinamento, e la politica non fa niente. Molti erano i mezzi provenienti dall’Est Europa, guidati da persone sottopagate e sfruttate. In quanto al turismo, la presenza di un imponente traffico di transito lo danneggia, inoltre bisogna garantire il diritto alla salute. Il contingentamento previsto in Austria sarebbe auspicabile anche sul lato italiano, ma questo non è possibile: è possibile però semplificare i sistemi di pedaggio, il che ridurrebbe le code. Alcuni punti della mozione erano condivisibili, come quello relativo al corridoio ferroviario a ridotte emissioni acustiche, ma non si poteva criticare il Tirolo che agiva in difesa della salute della popolazione, piuttosto si doveva fare in modo che l’Italia facesse qualcosa.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo Verde) ha ritenuto condivisibili i punti sul rafforzamento della RoLa, la protezione dal rumore del traffico ferroviario, la velocità sull’autostrada, rilevando però che il punto centrale del documento era la critica radicale alle misure prese dal Tirolo per limitare il traffico, criticate da Camere di commercio e autotrasportatori. Egli ha condiviso quanto detto da Knoll in merito all’emergenza sanitaria causata dal traffico pesante sull'autostrada e leggero su quelle normali, che causa un aumento costante delle emissioni di ossido di azoto. Vero è che il tunnel del Brennero non sarà una bacchetta magica: ci vogliono misure accompagnatorie che rendano competitiva la ferrovia, tuttavia non è accettabile la richiesta di un’assoluta circolazione delle merci senza la possibilità per le amministrazioni di imporre delle condizioni, come per esempio relativamente al costo del pedaggio. Contrariamente a quanto detto da a Knoll, egli riteneva che le misure prese dal Tirolo fossero benefiche anche per il Trentino, non solo per il Sudtirolo. Il traffico doveva pagare i costi che imponeva all’ambiente; serviva inoltre armonizzare i costi di transito e del carburante; opportuna era la borsa dei transiti alpini, per stabilire in primis quanto traffico pesante fosse accettabile: di tutto questo nella mozione non c’era traccia. In quanto al progetto di rilevamento della velocità, i 100 km/h sono consigliati per tutti i veicoli.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha chiarito che il rischio di documenti articolati è che vadano stretti a tutti, e suggerito una votazione separata per punti, alcuni dei quali erano sostenibili. Va considerato che i cittadini vivono anche grazie alle merci trasportate dell'autotrasporto, non si può quindi sposare una visione naïve e antimoderna a esso contraria. la società dei consumi fa vivere tutto il mondo economico, e Masè è stata fin troppo gentile verso le misure illiberali e antieuropee introdotte dal Tirolo. Tali misure non hanno penalizzato l'intero autotrasporto, ma quello italiano e non austriaco. Le proposte, tuttavia, andavano rivolte al Governo con un documento-voto, perché era questo che si doveva attivare, confrontandosi con quello austriaco, per difendere l'economia nazionale, il diritto alla circolazione e il benessere di tutti. Sono quindi le forze al Governo, presenti in aula, che devono svegliarsi. Il consigliere si è detto contrario al principio di riduzione della velocità, rilevando che in Germania si viaggia di uno a 220 km/h, favorevole invece alla RoLa, al potenziamento su rotaia, all’impegno a salvaguardia di territorio ed economia.
Peter Faistnauer (Team K) si è detto perplesso dal riferimento, nella mozione, al mascheramento di certe misure con motivazioni ambientali e sanitaria, e ha sostenuto che anche i costi del diesel a buon prezzo in Austria contribuisce alla situazione. Il riferimento allo sviluppo della rotaia è condivisibile, mentre far riferimento alla salvaguardia della libera circolazione delle merci e non alla salute della popolazione è criticabile. Chi vive sull'asse del Brennero, in Alta Val d’isarco nella Valle dell’Inn conosce bene i danni del traffico pesante, al contrario di quelli del territorio da cui proviene Masè. Il documento andrebbe modificato inserendo considerazioni in merito.
La discussione della mozione prosegue alle 14.30.