Comunicati stampa
Il Consiglio regionale chiede più attenzione a Roma
I lavori del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige sono ripresi questo pomeriggio con la trattazione del Voto n. 6, presentato dai Consiglieri regionali Marini, Nicolini, Masè, Coppola e Tonini, affinché il Governo e il Parlamento italiano intraprendano iniziative per consolidare una prassi o per regolamentare l’iter di trattazione dei voti approvati dalle assemblee legislative delle autonomie locali. Rilevando che, secondo lo Statuto di Autonomia, nelle materie non appartenenti alla competenza della Regione, il Consiglio regionale può emettere voti e progetti, che vengono poi inviati “al Governo per la presentazione alle Camere e sono trasmessi in copia al Commissario del Governo”, e che questo vale analogamente per i due Consigli provinciali, Alex Marini (Movimento 5 Stelle) evidenziava che il Consiglio provinciale di Bolzano ha approvato nella scorsa legislatura 42 voti, in quella corrente 8. A livello regionale nella scorsa legislatura sono state approvate 6 proposte di voto, mentre il Consiglio provinciale di Trento ne ha approvati 3. I voti approvati sono stati puntualmente comunicati alle autorità statali e ai Commissari del Governo di Trento e di Bolzano: tuttavia, per nessuno dei voti approvati nella presente Legislatura, al pari dei voti approvati nelle scorse Legislature, risulterebbe esserci alcun atto ufficiale che ne documenti il recepimento, la trattazione o il rigetto a livello statale, né da parte del Governo né da parte del Parlamento. È quindi naturale supporre che i voti approvati non siano oggetto di un iter definito che ne prevede una conclusione. Pertanto, il consigliere chiedeva che il Consiglio regionale d, ai sensi dell’articolo 35 dello Statuto di Autonomia, facesse voti al Parlamento e al Governo italiano affinché vengano intraprese iniziative per consolidare una prassi o per regolamentare l’iter di trattazione dei voti approvati dalle assemblee legislative delle autonomie locali assicurando la comunicazione degli aggiornamenti o dell’esito della trattazione dei medesimi, anche utilizzando a tal fine i canali di rappresentanza istituzionali delle autonomie presenti nella città di Roma, e favorire così la reciprocità e il rafforzamento dei rapporti istituzionali tra i Consigli delle province autonome, Governo e Parlamento e più in generale un regionalismo più maturo e dinamico. Su interrogazione parlamentare, ha aggiunto Marini, il Sottosegretario alle regioni aveva dato una risposta insoddisfacente in merito all’iter che seguono queste proposte una volta arrivate a Roma: sarebbe però legittimo, anche in un’ottica di trasparenza, da un lato che i voti arrivassero ad approvazione, dall’altro che il Governo desse risposta in caso di mancato accoglimento. Si tratta di quello che nel mondo anglosassone viene definito accountability, cioè di rendere conto dell’azione politica svolta in relazione a determinate iniziative. I voti dovrebbero arrivare nei luoghi deputati alle decisioni in merito, e da questi organi ricevere risposte.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha evidenziato che in provincia di Bolzano questo strumento giuridico è più apprezzato rispetto a quanto avviene in Trentino. Esso dovrebbe aiutare il Parlamento a capire gli argomenti attuali per una parte del territorio nazionale - i temi sono i più variegati, dalle emissioni CO2 all’IVA - o come reagisce la popolazione a certi progetti - si pensi al voto “No all’Alemagna”. Quindi Parlamento e Governo dovrebbero avere interesse a questi documenti, mentre ora pare che finiscano in qualche cassetto. CI si augura che questo documento non faccia la stessa fine.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha evidenziato che nella parte dispositiva sparivano i voti del Consiglio regionale, chiedendo di inserirli. Ha aggiunto che il Governo non ha un ruolo attivo in questa vicenda, pertanto il riferimento a esso può distrarre dal vero obiettivo che è quello di una forte comunicazione tra organi legislativi. Considerando che ormai tutti i gruppi sono al Governo, questo voto non avrebbe avuto difficoltà a essere approvato.
Giorgio Tonini (Partito Democratico), cofirmatario, ha rilevato la facile ironia di Urzì sembrava ignorare che il problema veniva da lontano: ci sono grandi spazi per iniziative legislative dal basso, ma in realtà poi il Parlamento può ignorarle. In tutte le iniziative di revisione costituzionale c’era il tentativo di rendere più selettivo l'accesso a questi strumenti, rendendone però impegnativi per il Parlamento esame e risposta. Per intervenire servirebbe una norma costituzionale, e non è semplice, ma è giusto richiamare l’attenzione sul tema.
Vanessa Masè (La Civica) cofirmataria, ha ricordato di aver proposto lei stessa un voto senza però sapere che fine avrebbe fatto, e di averne trasformato un altro sui transiti sull’asse del Brennero in mozione, proprio perché così poteva esprimersi all’interno del Consiglio regionale. Se si riuscisse ad avere certezza sull’iter di un voto, sarebbe utile per poter prendere posizione su determinati argomenti.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha segnalato che non si inserisce il Consiglio regionale perché questo avrebbe conseguenze rilevanti: per esempio, in merito alla citata Mobilità, c’è diversa posizione tra Provincia di Bolzano e Tirol, e sarebbe da evitare che il Consiglio regionale mandasse a Norma delle decisioni sulle quali la provincia di Bolzano è contraria.
Il proponente Alex Marini ha integrato la parte dispositiva col riferimento ai voti del Consiglio regionale, e a Knoll ha chiarito che insieme all'atto approvato andrebbero inviate a Governo e Parlamento anche le relazioni in merito, contenti le motivazioni e i distinguo. Lo Statuto prevede che i voti vadano inoltrati al Governo, che pertanto va mantenuto anche nel dispositivo: esso potrebbe inserirli in un unico elenco/banca dati. La proposta non è politica ma ha un valore istituzionale. Posto in votazione, il voto è stato approvato con 55 sì, 2 no e 2 astensioni, con esclusione del riferimento al Consiglio regionale, votato separatamente e respinto a maggioranza.
È stato quindi trattato il disegno di legge n. 18: Modifiche alla legge regionale 3 maggio 2018, n. 2 concernente “Codice degli enti locali della Regione autonoma Trentino-Alto Adige”, presentato da Filippo Degasperi (Misto). Esso, secondo il proponente, intende fare chiarezza sul limite del numero dei mandati dei sindaci della regione: a livello regionale sono concessi tre mandati, però con un vuoto normativo in caso di fusioni di due o più Comuni. Il disegno di legge introduce tale limite anche in caso di fusione, altrimenti la norma viene elusa con eleganza e destrezza e si possono avere sindaci con più di tre mandati consecutivi.
Peter Faistnauer (Team K) ha ricordato che a livello nazionale valgono due mandati, a livello regionale 3, che sono più che sufficienti. La fattispecie riguarda più la provincia di Trento, dove fusioni di Comuni ci sono effettivamente state: anche in questo caso, bisogna evitare che un sindaco faccia 4 o 5 mandati.
Filippo Degasperi (Misto) ha chiarito che il testo di legge è molto breve, e prevede solo che si mantenga il limite di mandati anche nel caso di fusione di comuni. In Trentino in seguito a fusioni si è passati da 220 a circa 170 Comuni, e qualche sindaco si è lanciato sul quarto o quinto mandato: tre mandati, che si traducono in 15 anni in carica, dovrebbero essere considerati sufficienti, ma se non si interviene, il limite che era stato introdotto per permettere il ricambio non ha valore. Degasperi ha criticato le posizioni contrarie del Consiglio dei Comuni, la cui giustificazione non gli sembrava logica, e di quello delle Autonomie, che si basava su una semplice circolare del Ministero dell’Interno.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha evidenziato che gli elettori sono sovrani, e hanno titolo e diritto a scegliersi gli amministratori che ritengono più opportuni. Ci si deve eventualmente rivolgere a loro, per convincerli a rivedere le proprie scelte. Ci sono esempi di personalità politiche con forte radicamento presso i cittadini, e questi hanno diritto di sceglierle. In Trentino c’è una condizione più fortunata in quanto esiste alternanza politica, al contrario di quanto avviene in Alto Adige, dove i criteri etnici sono predominanti. Qui si pone anche un problema tecnico: tecnicamente il nuovo Comune non è il vecchio Comune.
Il Presidente della Regione Arno Kompatscher ha annunciato voto contrario, non solo per via del parere contrario del Consiglio dei Comuni. A livello europeo e internazionale, va detto, laddove c’è l’elezione diretta il limite dei mandati è un’eccezione, un’anomalia; e un Comune che nasce dalla fusione di due Comuni è nuovo, e anche l’elettorato è diverso. Il disegno di legge va quindi respinto. Degasperi ha replicato che se si dice che il limite dei mandati è un’anomalia, va ricordato che a livello regionale lo ha introdotto proprio il Consiglio regionale: non bisogna ribaltare la responsabilità su chi ora cerca di rendere più coerente l'ordinamento. Ha criticato anche un riferimento fatto da Kompatscher all’antipolitica. Se un Comune incorporante ha 3.000 abitanti e quello incorporato ne ha 150, è difficile parlare di un corpo elettorale nuovo.
Il passaggio alla discussione articolata è stato respinto con 34 no, 18 sì e 2 astensioni.
Si è quindi passati alla trattazione della mozione n. 13 (conss. Marini, Nicolini, Coppola e Dello Sbarba) per impegnare la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative utili all’adozione di modelli standard, principi e linee guida su contenuti e modalità di compilazione dei regolamenti in materia di accesso agli atti da parte degli Enti locali della Regione Trentino-Alto Adige, con indicazione della possibilità di rivolgersi al Centro nazionale di competenza FOIA per ottenere assistenza e supporto nella predisposizione dei regolamenti stessi. Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha spiegato che Centro nazionale di competenza FOIA, istituito a livello nazionale presso il Dipartimento della Funzione Pubblica al fine di promuovere la corretta attuazione della normativa sull’accesso civico generalizzato, conosciuta come Freedom of Information Act (FOIA), svolge un ruolo di impulso, coordinamento e supervisione dei processi di riforma amministrativa e supporta le pubbliche amministrazioni nell’adozione delle misure necessarie per applicare la normativa FOIA. Ha quindi ricordato un’interrogazione con cui il proponente evidenziava che a una richiesta al Centro di un parere in merito al regolamento comunale di Nago-Torbole, esso aveva risposto fornendo indicazioni molto dettagliate ed esaustive circa le modalità di modifica del regolamento dell’ente locale in questione secondo quanto stabilito dalla normativa di settore. Egli riteneva quindi auspicabile che i regolamenti degli Enti locali della Regione Trentino-Alto Adige si adeguassero alle raccomandazioni espresse dal Centro in materia di regolamento circa l’accesso civico semplice, generalizzato e documentale da un lato e circa il procedimento amministrativo dall’altro: l’Ufficio enti locali e competenze ordinamentali sembrava la sede appropriata per l’emanazione di una circolare con un modello di regolamento in questo senso. Il consigliere chiedeva pertanto l’adozione di modelli standard come citati nel titolo della mozione: questo servirebbe anche a sgravare il carico di lavoro di dirigenti e funzionari impegnati nel predisporre regolamenti e procedimenti.
Non essendoci interventi, lo stesso Marini ha evidenziato che questo si doveva anche al vuoto creato dalle dimissioni dell’assessore agli Enti locali, “una delle poche competenze ormai rimaste in capo alla Regione”: proprio questo timore era stato da lui avanzato questa mattina, ed era preoccupante che la Giunta non avesse voluto dare risposta alle questioni evidenziate, mancando di rispetto verso il proponente, i consiglieri e gli elettori di tutti i gruppi linguistici. La mozione è quindi stata respinta con 17 sì, 32 no e 8 astensioni.
È stata quindi presentata la Mozione n. 16 (conss. Staffler, Foppa e Dello Sbarba) per impegnare la Giunta regionale ad attivarsi, d’intesa con le Province autonome di Bolzano e di Trento, affinché la Direzione della società Autostrada del Brennero S.p.A. modifichi gli attuali impianti di illuminazione all’uscita Bolzano-Sud e passi a sistemi di illuminazione a risparmio energetico e a basso inquinamento luminoso e rediga un piano di illuminazione per il contenimento dell'inquinamento luminoso in tutti gli spazi esterni. Hanspeter Staffler (Gruppo Verde) ha chiarito che l'inquinamento luminoso è da un decennio all’ordine del giorno della politica, essendone comprovati gli effetti negativi sull’uomo, sulla flora e sulla fauna, e considerando anche che le numerose fonti di luce rendono talvolta impossibile l’osservazione astronomica. Pertanto, molte Province e Comuni, compresa la Provincia autonoma di Bolzano, si sono attivati per ridurlo. Una fonte luminosa particolarmente importante è l’impianto all’uscita autostradale Bolzano-Sud, addirittura visibile dalla Stazione Spaziale Internazionale ISS. Pertanto, il consigliere chiedeva di impegnare la Giunta (1) ad attivarsi, d’intesa con le due Province, affinché la Direzione dell’Autostrada del Brennero S.p.A. modificasse tali impianti passando a sistemi di illuminazione a risparmio energetico e a basso inquinamento luminoso, e (2) a far sì che, d’intesa con i suddetti azionisti di maggioranza, l’Autostrada del Brennero S.p.A. redigesse un piano di illuminazione per il contenimento dell’inquinamento luminoso in tutti gli spazi esterni, con un censimento dello status quo e un piano d’azione per l’adattamento degli impianti di illuminazione esterna esistenti a sistemi a risparmio energetico e a basso inquinamento luminoso. Già una conversione a LED e lampade rivolte specificatamente sull’oggetto da illuminare e dotate di un’intensità luminosa adeguata potrebbero notevolmente migliorare la situazione, ha aggiunto, esprimendo l’auspicio è che non ci si limiti a Bolzano Sud, ma si ampli l’iniziativa anche alle uscite autostradali in Trentino.
Lucia Coppola (Gruppo Verde) ha sostenuto la mozione, ritenendo che la revisione dei piani di illuminazione in chiave ecologica e di rispetto dell'ambiente non dovesse riguardare solo i Comuni. Il tema dell’inquinamento luminoso riguarda la qualità della vita di persone e animali, nonché il risparmio energetico, e ci sono tutte le misure per intervenire come chiesto dalla mozione. Opportuno sarebbe estendere l’iniziativa verso Trento.
Il Presidente della Regione Arno Kompatscher ha evidenziato l’ampia comprensione per la tematica dell'inquinamento luminoso, nocivo anche per la salute. Va detto però che Regione e Province non sono proprietarie assolute dell’A22, e gli interventi vanno concordati con gli azionisti, altrimenti si tratterebbe di uno scomodo precedente. I vertici dell’A22, con cui si è confrontato, riconoscono comunque il problema, e ci sono già stati degli interventi con utilizzo di LED. Si porterà l’argomento alla prossima assemblea dei soci, ma per l’aspetto formale, pur condividendo il contenuto, non si può approvare la mozione.
Peter Faistnauer (Team K), sostenendo la mozione, ha sostenuto che il problema non riguarda solo Bolzano sud, ma riguarda tutta la tratta. Ha proposto, su suggerimento di esperti, un bando per nuove proposte e idee, valutando anche quanta luce è effettivamente necessaria. Se i Comuni sono intervenuti, anche l’A22 dovrebbe adeguarsi.
Hanspeter Staffler (Gruppo Verde) ha replicato che il problema in effetti non riguarda solo Bolzano e Trento, ma anche altri spazi dell’A22. È vero che il Consiglio regionale non può imporre le sue decisioni all’A22, come detto da Kompatscher, ma egli poteva riformulare il dispositivo nel senso di “portare la proposta” all’assemblea degli azionisti, per poi verificare se e come essa veniva attuata. Il Pres. Kompatscher ha chiarito che tra gli altri azionisti ci sono anche altri Consigli regionali e Province, e chiesto al proponente di modificare il dispositivo nel senso di cercare un'intesa con essi, oppure ritirare la mozione: Staffler ha sospeso la mozione per riformularla.
È stato quindi trattato il Voto n. 8 (conss. Marini, Nicolini, Coppola, Ferrari e Ghezzi), affinché il Parlamento e il Governo adottino i provvedimenti necessari ad assicurare l’esenzione totale dal pagamento di marche da bollo per l’emissione dei certificati del casellario giudiziale e dei carichi pendenti ai fini dell’esercizio dei diritti elettorali. Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha spiegato che la legge 9 gennaio 2019, n. 3, la cosiddetta “Legge Spazzacorrotti”, ha introdotto l’obbligo di presentazione del certificato penale per i candidati alle elezioni europee, politiche ed amministrative (esclusi i comuni con meno di 15.000 abitanti). Questo perché chi intende ricoprire una carica pubblica dimostri di avere quantomeno la fedina penale pulita, ed è comprensibile: meno comprensibile appare invece che si faccia pagare una tassa per poter esercitare il diritto di elettorato passivo, tutelato dalla Costituzione e dall’ordinamento giuridico internazionale: il costo per l’emissione del certificato penale è infatti di € 11,87 per la richiesta con urgenza oppure di € 9,94 per quella ordinaria. Appare inoltre piuttosto illogico che un dato già posseduto dall’amministrazione statale debba essere richiesto nella versione cartacea al cittadino. Il consigliere chiedeva quindi di intervenire presso il Governo e il Parlamento italiani affinché 1. adottino i provvedimenti necessari ad assicurare l’esenzione totale dal pagamento di marche da bollo per l’emissione dei certificati del casellario giudiziale e dei carichi pendenti ai fini dell’esercizio dei diritti elettorali e 2. adottino le misure organizzative di competenza per sgravare i rappresentanti di lista e la cittadinanza da adempimenti burocratici ed amministrativi per l’emissione dei certificati penali nei riguardi dei candidati a fini elettorali anche attraverso la stipula di convenzioni tra le pubbliche amministrazioni interessate finalizzate alla fruibilità informatica dei dati di cui siano titolari ai sensi del Codice dell’amministrazione digitale.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha appoggiato la mozione, riferendo del “bagaglio di improperi” di tutti coloro che avevano partecipato alle ultime elezioni comunali trovandosi davanti a un ostacolo terribile e oneroso all’esercizio della democrazia, “introdotto dal Governo dei 5 Stelle”. Marini appare entusiasta, ma è proprio la sua parte politica ad aver creato gli ostacoli alla democrazia, oltre a essere disponibile a stare con chiunque pur di restare al Governo. Avrebbe potuto chiedeer direttamente al sottosegretario Fraccaro, ma ora potranno provvedere anche tutti i partiti del Consiglio regionale, che partecipano alla futura maggioranza di Governo.
Mirko Bisesti (Lega Salvini Trentino) ha evidenziato la grande difficoltà burocratica creata dalla disposizione, che poteva avere un’intenzione di trasparenza ma si era rivelata solo un rallentamento. Ha appoggiato la proposta.
Gerhard Lanz (SVP) ha chiarito che la richiesta andava nella direzione giusta, e che sono molti i documenti che devono essere accompagnati da marche da bollo: bisognerebbe quindi affrontare prima le questioni quotidiane che devono affrontare i cittadini, più che la politica, anche perché la tassa non è eccessiva. La proposta si poteva respingere.
Walter Kaswalder (Autonomisti popolari - Fassa) ha evidenziato che più che i costi pesava l’onere burocratico di tutta la documentazione richiesta, con ulte altissime in caso di errori. Erano necessarie semplificazioni. Ha annunciato voto a favore.
Favorevole anche Sara Ferrari (Partito Democratico), che ha evidenziato che lo spostamento della data delle ultime elezioni aveva costretto i candidati a produrre e pagare questo documento due volte.
Paolo Zanella (Misto) ha ricordato la sua esperienza alle ultime comunali, riferendo che la questione era davvero complessa, non solo per il fatto che si vincolasse l'elettorato passivo una spesa, ma anche per una burocrazia eccessiva e ingiustificata.
Il proponente Alex Marini ha ringraziato per il sostegno, ribadendo che sono giuste le misure per combattere la corruzione, che ha gravi costi, ma questo non giustifica l’obbligo di una marca da bollo per ogni certificato nonché l’esposizione di ogni forza politica a un grande onere burocratico. Ha rilevato poi che con la sua opposizione la SVP diceva no alla semplificazione, dopo aver detto no alla trasparenza e all’Osservatorio sulla corruzione regionale. Lanz ha replicato che venivano distorte delle affermazioni, e questo non era corretto.
Posta in votazione, la mozione è stata approvata con 45 sì e 14 no.
La seduta di febbraio del Consiglio regionale è conclusa.