Comunicati stampa
Consiglio regionale: sì alla rappresentanza di genere nelle commissioni comunali
È ripresa nel pomeriggio di oggi, in Consiglio regionale, la discussione articolata del disegno di legge 1, Rappresentanza di genere nelle commissioni consiliari dei Comuni (Foppa, Dello Sbarba, Staffler), avviata questa mattina.
All’articolo 1 era stato posto dalla presentatrice Brigitte Foppa un emendamento, subemendato da a Gerhard Lanz, che prevedeva un’adeguata rappresentanza di entrambi i generi nelle commissioni dei Consigli comunali e nelle designazioni dei Consigli presso gli enti e le aziende partecipate. Il subemendamento di Lanz aggiungeva il rispetto della rappresentanza linguistica e la possibilità per le interessate di decidere se entrare o meno in commissione, qualora dovessero entrare in più di una.
L’ass. Waltraud Deeg ha ringraziato chi aveva collaborato nel lungo percorso per arrivare al buon risultato attuale. La rappresentanza di donne nelle commissioni consiliari era una questione soprattutto di giustizia, tenendo conto dell’importante ruolo delle donne nella famiglia, nella collettività, negli organi politici. La rappresentanza delle donne a tutti i livelli decisionali dovrebbe essere ovvia, ma non è così. Una ricerca americana avviata a metá degli anni 20 e portata avanti per 70 anni, rilevava che nel 1946 il 35% era convinto della competenza delle donne, percentuale salita all’86% 40 anni dopo: l’auspicio era che sparisse questo divario. Alle donne non veniva regalato niente, in politica, pertanto andavano create condizioni quadro adeguate perché esse potessero dimostrare le loro competenze anche a livello politico, potendo contare su un alto grado di preparazione e istruzione. Lorenzo Ossanna (PATT) ha condiviso la proposta, frutto di un lungo confronto, ringraziando Foppa e Lanz per aver saputo coniugare le varie esigenze, tenendo anche conto degli aspetti provinciali. Si trattava di un punto di partenza, di una proposta che dava a tutti la possibilità di partecipare alla vita politica, aprendo un dibattito che sicuramente avrebbe portato nuovi interventi. Riccardo Dello Sbarba (Gruppo Verde), cofirmatario, ha ricordato che si trattava del primo atto legislativo della legislatura, e che non era scontato che venisse approvato un disegno di legge dell’opposizione. Quanto proposto per molti era scontato, ovvero che gli organi che decidono sulla cosa pubblica rispecchiassero la società, tuttavia a volte le cose sembrano scontate ma non lo sono: vanno sempre costruite. Il processo di due anni aveva richiesto confronto, pazienza, ascolto e la disponibilità di chi aveva presentato il disegno di legge a non arroccarsi ma a puntare al bene comune: tutto condotto dalla prima firmataria, non a caso una donna, Brigitte Foppa, perché le capacità di ascolto, pazienza e far rete erano sviluppate da secoli dalla cultura delle donne. Il consigliere ha quindi invitato Urzì, che aveva citato Langer (Urzì aveva detto che Langer sarebbe stato contrario in quanto contrario alle “gabbie” NdA), , a fare attenzione, perché forse non aveva capito niente di lui. Ulli Mair (Die Freihietlichen) ha sostenuto che le donne non sono una minoranza da tutelare, come accade con la proporzionale etnica, che serviva per correggere gli abusi del fascismo. Anche tra le donne ci sono punti di vista diversi: nella pratica, non basta la rappresentanza, ma pare che ci vogliano i punti di vista “giusti” per essere riconosciute. Riportare sempre l’argomento delle quote vuol dire esercitare una grande pressione sulle donne. I Freiheitlichen sono favorevoli al più ampio numero di candidature da parte delle donne, ma non attraverso forzature. Rita Mattei (Leva Alto Adige Südtirol) ha ritenuto che una donna non abbia bisogno delle quote rosa per ottenere dei risultati: sia in Consiglio comunale che in consiglio provinciale si viene eletti con le preferenze, e il volere degli elettori va rispettato. Le commissioni del Consiglio comunale devono essere formate dai consiglieri eletti, e ci sono paesi dove non ci sono donne elette, o dove sono poche: quindi la formulazione originaria del ddl non reggeva. Il subemendamento Lanz, da lei sottoscritto, risolveva questi problemi, perché prevedeva “una rappresentanza di entrambi i generi in proporzione alla loro presenza in Consiglio comunale”, oltre a specificare per la provincia di Bolzano anche il rispetto della rappresentanza linguistica”, cosa altrettanto giusta. Mara Dalzocchio (Lega Salvini Trentino), sottolineando che secondo le donne della Lega la rappresentanza di genere dovrebbe diventare naturale, ha evidenziato che inserire un obbligo di legge non è dignitoso, crea delle difficoltà pratiche e lede la libertà delle donne alla partecipazione alle commissioni stesse. Ivano Job (Lega Salvini Trentino) ha fatto riferimento alla necessità di riconoscere il merito, evitando l’assegnazione di ruoli solo per motivo di legge, e annunciato voto contrario, anche perché la proposta è problematica soprattutto per i piccoli Comuni. Egli ha quindi chiesto di abbandonare la pratica delle sedute online, tornando in presenza. Il pres. Paccher ha replicato che l’emiciclo consiliare non permetteva di riunirsi in presenza finché ci sará l’emergenza Covid. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha chiesto una sospensione, per redigere un emendamento condiviso al fine di prevedere anche nelle rappresentanze designate dai Comuni negli enti e aziende la presenza di gruppi linguistici e minoranze politiche. Il pores. Paccher ha ritenuto che lo si potesse redigere ed eventualmente presentare anche nel corso dei lavori. Hanspeter Staffler (Gruppo Verde), cofirmatavio, ha rilevato che non esiste solo la competenza professionale, ma anche quelle sociale e comunicativa e altre: l’esclusiva presenza di esperti non porta plusvalore, ogni persona ha competenze di diverso genere, mettendole insieme si ottengono buone decisioni. Senza la visione delle donne, le cose restano incomplete; quanto richiesto dovrebbe essere ovvio, ma così non è, la politica ha il dovere di accelerare questo processo. Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha riconosciuto la perseveranza e determinazione di Foppa. Egli non aveva avuto occasione di firmare gli emendamenti, ma li sosteneva. Il disegno di legge interviene sull’autonomia statutaria degli enti locali, tutelata dalla Costituzione: visto questo azzardo si sarebbe potuti anche andare oltre, consentendo anche la nomina di donne esterne, in forma di deroga, qualora il numero di consigliere fosse troppo gravoso. Così come concepito, il sistema rappresentativo è fallimentare, perché a essere sottorappresentato non è il solo genere femminile ma anche altre categorie, come stranieri, anziani e disoccupati. Il pres. Arno Kompatscher ha annunciato voto favorevole della Giunta all’emendamento, al fine di rafforzare il ruolo delle donne nella politica, in direzione della parità dei generi. Le difficoltá che potrebbero sorgere vengono eliminate grazie alla possibilità data alle interessate di decidere se entrare in commissione o meno. Ci si augurava che in futuro fossero tante le donne a essere elette, in modo che quanto previsto dall’emendamento non fosse necessario. La rappresentanza linguistica rimane valida, sia in questo caso che negli organi di enti/aziende ai quali i Comuni inviano i loro delegati. Vanessa Masè (La civica) ha annunciato astensione. Non riteneva giusto votare contro, come le colleghe della Lega, perché riteneva necessario sostenere tutto quanto valorizza il lavoro delle donne. L’emendamento Lanz ne salvaguardava volontà e capacità organizzativa. Vanno considerati anche i carichi organizzativi delle donne. Filippo Degasperi (Gruppo Misto) ha ritenuto che se le donne partecipano poco alla vita amministrativa dipende in gran parte da una serie di condizioni a monte: se esse mancano, questa continua spinta verso iniziative di salvaguardia permette a chi può partecipare di superare chi non può farlo per via di queste precondizioni, dando oltretutto l’illusione che il lavoro sia fatto. Bisognerebbe partire dagli impedimenti di base. Fa specie che chi sostiene questa proposta, verdi esclusi, abbia lavorato per smantellare i diritti di lavoratori e lavoratrici. Ha quindi annunciato astensione. Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha ribadito che per arrivare al risultato di oggi c’era stato bisogno di molta pazienza, di ascoltare chi diceva che le donne non sono interessate a certe posizioni: a volte le leggi segnano dei passi nella società, a volte esse devono aspettare questi passi. L’emendamento che lascia alle consigliere la possibilità di scegliere se entrare nelle commissioni è stato da lei sostenuto perché garantisce la libertà di scelta. Rivolgendosi al cons. Urzì, gli ha ricordato nella commissione di mobilità del Comune di Bolzano, composta solo da maschi eccetto lei che la presiedeva, la qualità non era garantita, a partire dal fatto che molti colleghi maschi non avevano mai condotto un passeggino nella stazione di Bolzano. La qualità dunque non risente certo della presenza delle donne.
Approvato il subemendamento di Lanz e altri (rappresentanza negli organi in proporzione alla rappresentanza in Consiglio) con 35 sì, 7 no e 9 astensioni, Sandro Repetto (Unione per il Trentino) si è sorpreso della richiesta di Urzì di rappresentare le minoranze, ricordando che le nomine negli enti partecipati possano dalle Giunte, non dai Consigli comunali. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha replicato che ci sono nei comuni minori realtà ben diverse, per le quali l’assenza di garanzie per le minoranze politiche sono più problematiche. Alex Marini (Movimento 5 Stelle) si è espresso per un coinvolgimento di componenti esterni, Paolo Zanella (Gruppo Misto) lo ha ritenuto possibile, ma ha apprezzato comunque il disegno di legge in esame per il passo avanti realistico e positivo che rappresentava: a volte è necessaria una forzatura, invece che limitarsi ad aspettare che i cambiamenti si verifichino naturalmente.
Approvato l’emendamento Foppa (adeguata rappresentanza dei generi negli organi comunali e degli enti/aziende partecipati), nel quale era confluito il subemendamento Lanz, con 46 sì 8 no e 7 astensioni, è risultato così approvato l’articolo 1.
L’articolo 2 riguardante l’entrata in vigore è stato approvato con 40 sì, 12 no e 8 astensioni.
Dichiarazioni di voto:
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha annunciato voto contrario, non perché contrari alla rappresentanza delle donne negli organi amministrativi: il suo gruppo ha una diversa concezione del ruolo delle donne nella politica, e rileva che esiste in voto libero: essendo le donne la maggioranza della popolazione, è nelle loro mani decidere chi viene eletto e chi deve sedere nelle commissioni. Il fatto è che molte donne non votano donne, ma uomini. Concentrarsi sulle quote viene percepito dai cittadini come umiliante per le donne; ci sono molte donne consapevoli che non hanno bisogno di quote. Questa legge non fa bene alla politica femminile; pari opportunità significa anche pari trattamento.
L’ass. Waltraud Deeg ha ricordato che si celebravano i 75 anni del diritto di voto in Italia, e ricordato a Knoll che si parlava nel disegno di legge di “quote di genere”, non di “quote femminili”: forse tra cento anni questa disposizione sarebbe andata a favore della rappresentanza maschile.
Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha rinfacciato a Knoll di mescolare argomenti estranei l’un l’altro, come la rappresentanza femminile e la politica delle donne. Il disegno di legge cerca di garantire la minima rappresentanza nelle commissioni consiliari.
Paolo Zanella (Gruppo Misto) ha criticato Knoll perché, ragionando per stereotipi, non comprendeva che anche le donne come gli uomini fanno parte di una società maschilista e patriarcale, di cui come gli uomini hanno assorbito la cultura. Con questa legge si vuole contrastare proprio quella cultura, e questo avviene solo facendo in modo che le donne partecipino alla vita politica, come testimonia una riforma della Costituzione del 2003, che inserì nell’art. 51 la necessità di provvedimenti normativi di promozione di pari opportunità tra donne e uomini. Ha annunciato quindi voto convinto al disegno di legge.
Sven Knoll (STF) ha replicato a Rieder che egli non aveva mai fatto politica contro le donne, e che le aveva sempre rispettate e stimate. Invitava però ad analizzare perché le donne, maggioranza dell’elettorato, votassero gli uomini, e a garantire la libertà di scelta.
Lucia Coppola (Gruppo Misto) ha chiarito che il termine “quote rosa” era poco dignitoso per le donne, rischiando di relegarle in un recinto: non si trattava quindi di questo, ma di intervenire, a fronte di una situazione culturalmente non avanzata da questo punto di vista, con azioni positive, o virtuose. Esse consentivano di spingere affinché si raggiungesse un livello più alto di consapevolezza, rendendo l'istituzione educante nei confronti della cittadinanza, sia uomini che donne. Agli uomini si dice “guardate che le donne ci sono e sono preparate”, alle donne si dice “fatevi avanti”. Le commissioni possono sembrare un luogo “minore”, anche se così non è, ma il passo promosso dalla legge è efficace.
Sara Ferrari (Partito Democratico) ha annunciato voto favorevole del suo gruppo, sottolineando nel giorno in cui negli USA viene proclamata una vicepresidente donna stupiva che ci fossero donne che non votano per la valorizzazione delle consigliere già elette. Il disegno di legge era un passo avanti, e stupiva che non ci si rendesse conto del vantaggio competitivo che gli uomini hanno nella società, che si rifletteva anche nel momento elettorali: bisognava riconoscere che questo c’era, e superarlo anche con forzature che sono “discriminazioni positive”. Spesso gli uomini superavano le donne nell’elezione negli organismi di rappresentanza per via di un certo tipo di dinamiche, cui le donne sono estranee.
Il problema della rappresentanza di genere è correlato a un sistema elettorale che produce effetti distorsivi, ha ribadito Alex Marini (Movimento 5 Stelle), per questo egli aveva proposto di allargare lo spettro del ragionamento. Ha auspicato che la Giunta regionale avviasse iniziative di sensibilizzazione per la rappresentanza, anche prevedendo modifiche degli statuti per favorire l’ingresso nelle commissioni anche di non eletti rappresentanti categorie escluse. Nel frattempo, sosteneva il ddl.
Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha ringraziato e colto l’occasione per nominare delle donne, a partire dalla consigliera comunale bolzanina Maria Teresa Fortini, che le aveva fatto notare la questione, le donne della SVP Amhof, Ladurner, Deeg, Hochgruber Kuenzer, che avevano sostenuto la proposta, pur nella sua piccolezza (“non è un grande passo per la donna, forse lo è dal punto di vista dell’uomo”), le colleghe Rieder e Coppola che l’avevano sostenuta anche indossando un paio di baffi. ha quindi ringraziato i colleghi Ferrari e Zanella che avevano preparato la strada per l’emendamento e il subemendamento odierno, le collaboratrici, i colleghi Dello Sbarba e Staffler. da tempo aveva deciso di non andare più a dibattiti con all-men-panels: se negli stessi posti ci sono sempre gli stessi uomini che si dicono le stesse cose, infatti, il mondo non cambierà. Questa legge aiuterà a portare nuove voci.
Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha evidenziato, in opposizione alle discriminazioni positive, l’esistenza di un approccio diverso, con interventi al fine di superare condizioni di svantaggio oggettivo. Solo rimuovendo le difficoltà oggettive si garantiscono le pari opportunità, le discriminazioni rimangono tali anche se positive. Non è certo attraverso i baffi che si ottengono le opportunità, perché altrimenti le colleghe consigliere non sarebbero in Consiglio. Con questa legge, ha aggiunto, scompaiono invece le minoranze politiche.
Filippo Degasperi (Gruppo Misto) ha evidenziato che se si trattasse dell'argomento specifico del disegno di legge, egli non avrebbe avuto problemi a sostenerlo, tuttavia esso era una sorta di foglia di fico per non eliminare gli oggettivi ostacoli alla partecipazione delle donne. Esse non sono presenti in politica perché non vengono candidate e non si candidano, per via della mancanza di una serie di servizi e diritti che garantiscano l’effettiva parità: l’alto numero di dimissioni di donne dopo la nascita del primo figlio lo dimostra. Una legge come questa, favoriva la partecipazione di donne che già possono partecipare. Egli si sarebbe astenuto.
Posto in votazione, il ddl 1, Rappresentanza di genere nelle commissioni consiliari dei Comuni, è stato approvato 45 sì, 11 no e 8 astensioni.
Si è quindi tornati alla sostituzione di Paolo Ghezzi, consigliere dimissionario, nella II commissione legislativa. Il pres. Paccher ha riportato un parere dell’ufficio legale, che ricordava che il caso riguardava non la salvaguardia della presenza nelle commissioni di tutti i gruppi, ma l'assegnazione di un posto liberato per dimissioni di un consigliere, il cui gruppo non esisteva più: il posto in questo caso spettava al gruppo con maggiori resti, vale a dire la Lega Salvini Trentino. Come da proposta del cons. Bisesti, è stato eletto Alessandro Savoi (Lega Salvini Trentino) con 35 sì, 5 no e 20 astensioni.
La seduta è terminata: il Consiglio regionale, ha ricordato il pres. Paccher, tornerà a riunirsi il 10 febbraio.