Comunicati stampa
Taglio dei fondi europei: a rischio il rafforzamento della coesione territoriale e le strategie macroregionali
REGGIO CALABRIA, 29 OTTOBRE 2018 – Fondi europei per la coesione territoriale e per lo sviluppo agricolo tra i temi di rilievo nazionale, con ricadute anche sul nostro territorio, trattati oggi a Reggio Calabria dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, alla quale ha preso parte il Vicepresidente del Consiglio Regionale, Lorenzo Ossanna.
"L'incontro di oggi – spiega Ossanna- è stato fondamentale per poter far sentire la nostra voce e quella delle altre Regioni italiane presso la Commissione europea. I tagli previsti con le prossime manovre finanziarie e la ridefinizione della governance delle Politiche Agricole Comuni avranno un impatto anche sulla nostra terra e sulla nostra Autonomia. Per questo abbiamo ritenuto decisivo proporre un documento che andrà all'attenzione della Commissione, perché non possiamo accettare riduzioni che mettono a rischio il lavoro fatto in questi anni per il rafforzamento delle politiche di coesione transfrontaliere, da noi concretizzatesi nel GECT e le politiche di Sviluppo Agricolo, che tramite i fondi europei hanno avuto un grande impulso. Oggi dobbiamo mantenere le Regioni e le Province autonome al centro dell'agire politico, mentre il rischio è quello di tornare a una centralizzazione che rischia di essere dannosa anche per la nostra terra".
Tra le diverse risoluzioni approvate, di particolare importanza l'Ordine del Giorno approvato sulle Politiche di Coesione all'interno dell'Unione Europea che chiede, a fronte di una prevista riduzione dei fondi a disposizione da parte della Commissione europea, che i finanziamenti per le politiche agricole e di coesione comuni siano mantenuti almeno ai livelli attuali, al fine di contemperare il mantenimento dei risultati positivi sulle politiche tradizionali e la capacità di far fronte alle nuove necessità. La riduzione della dotazione per i programmi di cooperazione territoriale – spiegano i Presidenti nel documento - può costituire una minaccia aggiuntiva al rafforzamento della coesione territoriale ed ai suoi meccanismi, come il GECT e le strategie macroregionali.
Per quanto riguardo lo sviluppo rurale, il taglio previsto per l’Italia è, a prezzo correnti, del 3,9% per le risorse del cosiddetto primo pilastro (pagamenti diretti) e del 14,7% per il secondo pilastro (sviluppo rurale). Riduzione che si fa ancora più accentuata se calcolata a prezzi costanti (-24,1%), ovvero tenendo conto dell’inflazione. Proprio per questo, la Conferenza dei Presidenti ha chiesto che si mantenga almeno lo status attuale.
La Commissione Europea ha inoltre presentato, il primo giugno 2018, la proposta di regolamento sulla PAC 2021-27. Rispetto alla precedente programmazione, la dotazione complessiva passerebbe da 408 a 365 miliardi di euro, con una riduzione pari a 43 miliardi. In totale la Commissione ha proposto di assegnare 33,8 miliardi di euro (a prezzi correnti) all’Italia a fronte dei 37,2 miliardi della scorsa programmazione. Inoltre la politica di Governance introdotta dal regolamento rimette in capo allo Stato la programmazione degli interventi, oggi invece previsti su base regionale e, per Trento e Bolzano, Provinciale. Per questo l'Assemblea esprime contrarietà alla riforma del secondo pilastro riguardante il FEASR che porterà alla ri-nazionalizzazione di questa importantissima politica. Ogni stato membro sarà tenuto, infatti, a presentare un unico Piano strategico a differenza degli attuali 23 PSR di cui 21 regionali, uno nazionale ed uno della rete rurale. Alla luce delle novità legislative proposte, alle Regioni residuerebbe solo la possibilità di concorrere a disciplinare alcuni punti del Piano strategico nazionale. Solo lo Stato membro avrebbe il riconoscimento di autorità di gestione, potendo invece la Regione svolgere unicamente la funzione, assolutamente marginale rispetto a quella attuale, di “Organismo intermedio”, sostanzialmente privo di competenze di programmazione. Il ruolo chiave che avevano le Regioni nella gestione dei Piani emerge totalmente rimodulato e depotenziato, con ciò cancellando l’importante opera svolta da questi Enti che, vista la collocazione più vicina ai territori e ai cittadini, hanno veicolato e rappresentato, meglio di qualunque altro livello di governo, le istanze e le peculiarità delle collettività locali agli organi comunitari. Tale modello, per come delineato, entrerebbe in contrasto con il principio di sussidiarietà che prevede che le funzioni vengono svolte al livello in cui possono assicurare la migliore efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa. I presidenti hanno dunque espresso preoccupazione per il fatto che il mutato sistema di governance proposto dalla Commissione possa risultare incompatibile con l’Ordinamento costituzionale italiano, atteso che dalla riforma del titolo V sono stati decentrati sul livello regionale la maggior parte delle decisioni in materia agricola. Ed infatti la materia agricoltura rientra, ai sensi dell’art. 117 Cost., tra le materie di competenza residuale delle Regioni.
All’Assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, ospiti del Presidente Nicola Irto (Calabria) erano presenti Giuseppe Di Pangrazio (Abruzzo), Vito Santarsiero (Basilicata), Simonetta Saliera (Emilia-Romagna), Antonio Mastrovincenzo (Marche), Salvatore Micone (Molise), Nino Boeti (Piemonte), Donatella Porzi (Umbria), oltre ai Vice Presidenti Devid Porrello (Lazio), Carlo Borghetti (Lombardia), Lorenzo Ossanna (Trentino Alto Adige) e Bruno Pigozzo (Veneto).
Ha presieduto la Coordinatrice Rosa D’Amelio (Campania). La plenaria si è svolta in occasione del seminario su “Politiche di coesione e PAC post 2020: prospettive e sfide per l’Italia e le Regioni”.