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LA CONCRETEZZA PUO' VENIRE SOLO DALL'UNITA' DI INTENTI
LA CONCRETEZZA PUO’ VENIRE SOLO DALL’UNITA’ DI INTENTI
Aprendo i giornali di oggi non posso esimermi da ritornare su quanto scritto la settimana scorsa riguardo alla necessità di riuscire, come coalizione di maggioranza che governa la Provincia autonoma di Trento, a trovare un metodo che ci consenta di perseguire e raggiungere gli obietti importanti riportati nel nostro programma e per i quali i cittadini ci hanno concesso, votandoci a fine 2013, la loro fiducia.
Leggere di critiche agli Assessori, vere o presunte, di battibecchi e di tensioni interne alla Giunta, le quali provocano poi inevitabili strascichi a livello di consiglio provinciale e influiscono certamente in modo negativo anche sugli accordi alle prossime comunali, ci conferma che siamo ancora molto lontani da quell’unione di intenti che mai come ora necessitiamo di realizzare.
Retorica e polemiche a parte, il discorso è molto semplice: una squadra divisa o all’interno della quale i rapporti di fiducia non sono ben chiari, non può risultare vincente.
Dico questo non come critica al Presidente Rossi o ai colleghi Assessori, ci mancherebbe, ma anzi mettendo per primo sul piatto il lavoro del consiglio provinciale del quale ho l’onore e l’onere di far parte.
Penso di non sbagliare quando dico che i trentini si aspettano da noi, Giunta e Consiglio, maggioranza e opposizione, risposte più concrete e incisive.
I temi sul piatto sono molti: dal lavoro, esigenza e speranza numero 1 di molti conterranei, giovani e non, al ripensamento di tutto il sistema economico e d’impresa, con scelte non più procrastinabili sulla corretta gestione delle – diminuite - risorse, passando per il programma di sviluppo provinciale, cruciale per aumentare l’attrattività della nostra terra, grazie alla ricerca d’eccellenza e ai giusti investimenti e riconversioni, e permetterci di essere ancora una volta esempio a livello nazionale di realismo e concretezza.
Sì, la concretezza. Perché come dicevano gli antichi, la politica è – e deve essere – l’arte di redimere i conflitti e cercare risposte condivise e utili.
Viviamo in un mondo complesso e in continuo mutamento a tutti i livelli, siamo stanchi di ripeterlo e di sentircelo dire, ma fatichiamo a cambiare e la prima ad avere il fiatone rincorrendo il cambiamento è proprio la politica. Serve una svolta, ce lo chiede la gente per strada, ce lo chiedono i pensionati che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e i precari che tuttavia lavorano con impegno e tengono a galla questo nostro paese nella speranza che le cose migliorino. Ce lo chiedono, e non è retorica, i nostri figli e nipoti.
La Provincia Autonoma di Trento ha sempre avuto una marcia in più: da Grenzland, terra di confine, obbligata storicamente ad eccellere per emergere, ha sempre risposto agli sconvolgimenti della storia e alle difficoltà con innovazioni e soluzioni, spesso invidiate e copiate della regioni limitrofe. Questa è la strada da seguire, anche nel 2015: l’Autonomia deve infatti evolvere con la società e per questo temi quali la revisione dello Statuto di Autonomia sono cruciali a vanno affrontati presto e bene. Sono infatti convinto che l’Autonomia dovrà essere nel futuro la forte cornice di riferimento nella quale far ripartire e rimodulare i paradigmi delle nostre città e delle nostre valli. Ma perché sia così, i trentini devono essere, a partire dai loro rappresentanti istituzionali, ciò che sono sempre stati: uniti e concreti. Per questo la proposta che mi sento di fare in chiusura di questa mia è quella di attivare a breve un confronto sereno e diretto, tra le forze politiche che compongono la nostra maggioranza di governo provinciale, al fine di riprendere e portare avanti insieme i punti cruciali del programma di legislatura sottoscritto da tutti poco più di un anno fa.
cons. Gianpiero Passamani